martedì 12 febbraio 2013

Componimenti culinari


Cucinare è un’arte. E’ come comporre musica, arrangiarla, suonarla.  C’è chi lo fa per professione, chi per diletto, chi nasce con l’orecchio assoluto e chi è stonato, ovviamente.  Lo chef come un direttore d’orchestra, ma anche come compositore e strumentista. Si può nascere con il talento, con il fuoco sacro, indispensabile è studiare,  esercitarsi, sbagliare, riprovare e sbagliare ancora. Ideare un piatto è come comporre musica, gli ingredienti come note musicali, i coltelli ben affilati, le padelle ben calde come strumenti, a fiato, a corda, a percussione. Ci deve essere armonia, non un susseguirsi casuale di note, ma ogni pezzo al suo posto, come in un puzzle.  Il talento, l’istinto e la passione, tre qualità per un eccellente musicista o chef. Geni pochi, professionisti tanti, appassionati tantissimi, incompresi (a giusta ragione o meno) un mare.  L’importante è avere rispetto, per la musica e per la cucina, ovviamente.  Uno chef dovrebbe essere compositore, arrangiatore ed esecutore, soprattutto perfezionista, aggiungerei. Suonare per il grande pubblico, per una cerchia di intenditori, per qualche amico e, soprattutto, per se stesso. Richiesta una forte dose di vanità. E, aggiungerei ancora, una fortissima dose di permalosità, con un ego grande così, assolutamente indispensabili.  Comporre per dar piacere e darsi piacere. Cucinare è una favolosa arte accessibile a tutti. Chi la usa per sopravvivere, chi per conquistare la sua preda, chi la preferisce addirittura al mangiare stesso, scegliendo di nutrire le anime e i corpi altrui. Ebbene si, la cucina pasce anima e corpo, che meraviglia. E, come nella musica, i generi cambiano negli anni in base alle mode, alle evoluzioni storiche, ai momenti di esaltazione o depressione sociale. Classica, fusion,  pop, hard, è sorprendente la vicinanza, la quasi contiguità tra musica e cucina, quasi come due facce di una stessa medaglia.  Mai bistrattare o maltrattare questa meravigliosa arte della trasformazione degli ingredienti, soprattutto mai farlo davanti a chi, professionista o semplice appassionato, ne fa una ragione di vita. Non ve lo perdonerebbe mai.
E allora, musica, chef!

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